IV Domenica di avvento
L’ingresso in Gerusalemme
«Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma» (Mt 21, 5)
Un re disarmato, che non possiede ricchezze luccicanti, che non ha vinto guerre da cui tornare pieno di gloria, che non inveisce contro i suoi nemici sconfitti, che non li umilia. Insomma un re che non si prende troppo sul serio come re. Mite e povero. Eppure c’è chi lo acclama, chi fa festa e si entusiasma, chi è pieno di gioia, chi è felice di avere un re così, anche se cercano di dargli un po’ più di tono con i rami e i mantelli stesi sul suo passaggio. Questa è la semplicità di Dio, la sua accessibilità offerta a tutti, la sua bontà invincibile che si china su ogni uomo
IV domenica L’ingresso del Messia
Ci avviciniamo sempre più all’ingresso nel mondo del Verbo fatto carne e ci prepariamo alla sua ultima e definitiva venuta. La parola che ascoltiamo ci fa vivere nei sentimenti del Figlio: obbedienza e offerta totale di sé. «Ecco io vengo o Dio per fare la tua volontà». Il Verbo ha rivestito un corpo per farne offerta sacrificale in una condivisione piena di amore di tutte le dimensioni della vita umana. È un tratto profondo di pedagogia proporre il vangelo dell’ingresso di Gesù in Gerusalemme nella IV domenica dell’Avvento ambrosiano: la nascita del Figlio di Dio è l’inizio della sua Pasqua. Il Verbo assume un corpo per offrirlo in sacrificio e inizia il mistero della passione nella lode e nella gloria, nella luce della risurrezione. Re mite e umile, il Messia, figlio di Davide, viene nel nome di Dio e suscita acclamazioni di gioia e di speranza sulle labbra dei semplici di cuore. Alla voce del Precursore che è risuonata nel deserto come invito alla conversione, si sostituisce ora la voce di chi annuncia liete notizie a Gerusalemme. Ormai la tribolazione è finita, la colpa è stata espiata. Alla fragilità dell’uomo che è come l’erba che ora spunta e ora appassisce, si contrappone la fedeltà di Dio: «La parola del nostro Dio dura per sempre». La sua promessa sta per essere realizzata. Egli viene con la tenerezza di un pastore «che porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri».
Ripensando al passato quale sentimento prevale: rimpianto, senso di colpa, gratitudine, riconoscimento della promessa di vita che il Signore mi ha fatto ?
Il suo nome duri in eterno, in lui siano benedette tutte le stirpe della terra e tutte le genti lo dicano beato salmo 71
Cosa ci insegna la tragedia di Ischia
Quello che è accaduto nel comune di Casamicciola, a Ischia, sorprende e interroga. Le responsabilità certamente esistono, ma i fatti sono molto di più che un insieme di azioni. I fatti portano dentro un senso. In questa storia terribile il fattore che non rientra nelle logiche comuni, e che pertanto rivela qualcosa di più grande, è quell’uomo che – nel cuore della notte – viene travolto dal fango dell’onda assassina.
In quell’onda l’uomo ha la prontezza di alzare la testa e di afferrare una persiana alla quale si attacca con pervicacia fino all’arrivo dei soccorritori.. Il mare di dolore non si affronta solo con la necessaria giustizia da rendere alle vittime: il dolore si affronta con l’attesa.
È esperienza di tutti, nelle circostanze più complesse dell’esistenza che il dolore apre in ciascuno una voragine che nessuna parola può chiudere. Per i credenti la voragine si trasforma in domanda: che cosa vuole da me il Mistero dentro questa circostanza che mi strappa via dalla gioia, dalla bellezza, dalla felicità?
Cercare di rispondere con teorie o con stratagemmi non serve a niente: nulla cancella il dolore, nulla lo fa passare. Ciò che irrompe nella sofferenza più grande e la trasforma è l’avvento di un bene, di un amore, che è capace di abbracciare anche quel dolore e che – nel tempo – rivela le parole che ne spiegano il senso. Attendere quell’amore, attendere quell’istante in cui tutto cambia e mi salva, è dunque l’unico modo ragionevole di vivere il dramma umano. È una posizione vertiginosa, ma è l’unica posizione che permette il riaccendersi della vita.
Attaccati alla grande persiana che per i credenti è la Chiesa, fiduciosi attendiamo che Qualcuno ci trovi e ci porti in salvo. Di fronte alla negligenza umana o all’apparente fatalità delle cose il gesto che davvero cambia tutto è quello di un uomo, povero e sporco, che inizia ad attendere.
In questi giorni che ci spalancano al Natale nessun fango può avere l’ultima parola, perché in ogni istante possiamo aprire gli occhi e iniziare ad aspettare il bene promesso. Colui che viene nel mondo per afferrare il nostro cuore e portarlo in salvo.
Federico Pichetto
AVVISI 4.12. 2022
- Avvento
1 La settimana di avvento che ci apprestiamo a celebrare è segnata da tanti richiami per la nostra comunità
Martedì 6 dicembre ci affideremo a S. Nicola patrono della nostra Chiesa in particolare valorizzando la Messa delle ore 8.30
Mercoledì 7 dicembre celebreremo la Festa di S. Ambrogio Vescovo e padre della nostra città
Giovedì 8 dicembre vivremo insieme la Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria. Le messe seguono l’orario festivo a partire dalla messa della sera precedente. E’ sospesa la messa domenicale delle 17.30
- Il pane di S. Nicola
In occasione della festa di S. Nicola alle porte della Chiesa è in vendita il pane di S. Nicola richiamo e segno della grande carità che ha segnato l’esistenza del nostro patrono
- Incontri di Avvento
Lunedì 5 dicembre alle ore 21.00 si svolgerà il terzo incontro di Avvento. Attraverso la musica di un grande musicista Franz Schubert il prof. Luca Ronchi ci accompagnerà a scoprire l’opera di questo autore e in modo particolare come ci è svelata la domanda del nostro cuore
Continua la benedizione delle famiglie in Chiesa alle messa