ULTIMA DOMENICA DOPO L’EPIFANIA
«Un uomo aveva due figli» (Lc 15, 11)
Mi commuove sempre l’incipit della parabola del padre misericordioso, anzitutto perché ogni volta il racconto mi raggiunge nell’intimo e risveglia i miei sentimenti più belli.
E poi per questo padre. Aveva due figli. Uno i figli non se li sceglie, ma sarà sempre loro padre. E deve mettere nel conto tutto, ogni soddisfazione e ogni amarezza, ogni angoscia ed ogni esultanza, rimanendo sempre padre. I figli non sapranno mai cosa vuol dire, fino a quando non diventeranno padri anche loro. È sempre un dare, uno sperare, un amare.
Sono così tanti padri sulla terra, che incanto non sarà il Padre nei cieli?
Un libro da leggere per capire l’Ucraina
Una passeggiata nella zona è la descrizione dell’abisso esistenziale dei giovani dell’epoca post-sovietica, capaci di fare i conti con il monumentale abisso dell’area di Chernobyl: un’enorme superficie desertificata a forza dopo la tragedia. Una zona ampissima dove prima c’era una città e decine di villaggi ma che, dopo l’esplosione e la messa in sicurezza del reattore, è stata evacuata, cinta di filo spinato e resa inaccessibile. Ma i divieti e i rischi di essere contaminati non impediscono di entrare a chi, in qualche modo, non ha niente da perdere, non ha di meglio da fare o vuole perdersi dentro qualcosa che non sia il prodotto di un mondo di cui non si sente figlio. Il protagonista racconta le decine e decine di volte in cui entra nella zona, addentrandosi nella città fantasma che forse assomiglia alla sua stessa anima. La zona ha una strana capacità di attrazione, non solo per il protagonista, ma per molti altri e nel fondo, pur sapendone il pericolo, questo non guasta il bisogno di tornarci: di allontanarsi dal mondo in cui non ci si ritrova entrando in una realtà parallela, densa di sospiri, vuoti, ansie, stellate senza fine, silenzi spietati. E concludere le serate ubriacandosi.
La densità della vita viene a galla per chi accetta di rispondere alle cose che succedono pur dentro le contraddizioni e si incammina entrando nella zona di Chernobyl o mettendosi in marcia verso il Convitto: c’è una forza carsica che sprigiona energie inimmaginabili nelle persone, le stesse che oggi, nel crepitare delle sirene di Kharkiv che gridano il rischio del prossimo bombardamento, non corrono più dentro ai rifugi, ma continuano a fare quello che stanno facendo. La vita è molto più forte e vivere così è, forse, il solo modo per sconfiggere la guerra.
Il primo apostolato Papa Francesco Udienza 15 febbraio
Proseguiamo le nostre catechesi; il tema che abbiamo scelto è: “La passione di evangelizzare, lo zelo apostolico”. Perché evangelizzare non è dire: è una passione che ti coinvolge tutto: la mente, il cuore, le mani, andare … tutto, tutta la persona è coinvolta con questo di proclamare il Vangelo, e per questo parliamo di passione di evangelizzare. Dopo aver visto in Gesù il modello e il maestro dell’annuncio, passiamo oggi ai primi discepoli, quello che hanno fatto i discepoli. Il Vangelo dice che Gesù «ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con Lui e per mandarli a predicare» (Mc 3,14), due cose: perché stessero con Luì e mandarli a predicare. C’è un aspetto che sembra contraddittorio: li chiama perché stiano con Lui e perché vadano a predicare. Verrebbe da dire: o l’una o l’altra cosa, o stare o andare. Invece no: per Gesù non c’è andare senza stare e non c’è stare senza andare. Non è facile capire questo, ma è così. Cerchiamo di capire un po’ qual è il senso con cui Gesù dice queste cose.
Anzitutto non c’è andare senza stare: prima di inviare i discepoli in missione, Cristo – dice il Vangelo – li “chiama a sé” (cfr Mt 10,1). L’annuncio nasce dall’incontro con il Signore; ogni attività cristiana, soprattutto la missione, comincia da lì. Non si impara in un’accademia: no! Incomincia dall’incontro con il Signore. Testimoniarlo, infatti, significa irradiarlo; ma, se non riceviamo la sua luce, saremo spenti; se non lo frequentiamo, porteremo noi stessi anziché Lui – mi porto io e non Lui –, e sarà tutto vano. Dunque, può portare il Vangelo di Gesù solo la persona che sta con Lui. Uno che non sta con Lui non può portare il Vangelo. Porterà idee, ma non il Vangelo. Ugualmente, però, non c’è stare senza andare. Infatti seguire Cristo non è un fatto intimistico: senza annuncio, senza servizio, senza missione la relazione con Gesù non cresce. Notiamo che nel Vangelo il Signore invia i discepoli prima di aver completato la loro preparazione: poco dopo averli chiamati, già li invia! Questo significa che l’esperienza della missione fa parte della formazione cristiana. Ricordiamo allora questi due momenti costitutivi per ogni discepolo: stare con Gesù e andare, inviati da Gesù.
AVVISI 19 febbraio 2023
Oggi il vangelo ci parla di perdono: è il perdono del Padre che ha a cuore l’esistenza dei suoi figli.
Domenica prossima inizieremo il Tempo sacro della Quaresima. Al termine delle messe ci sarà l’imposizione delle ceneri, segno del cammino penitenziale cui siamo chiamati
Terremoto
Invitiamo di nuovo a non dimenticare la tragedia della Siria e della Turchia. Intanto vi ringraziamo della vostra generosità. Abbiamo raccolto 5.000 euro versati a due associazioni Pro Terra Sancta e Avsi che già operano in quella terra.
Carnevale
Mercoledì 22 febbraio alle ore 16.00 nel salone bar invitiamo gli anziani per un momento di festa e di canti
Giovedì 23 febbraio in oratorio a partire dalle ore 15.30 si svolgerà la tradizionale festa di Carnevale per i ragazzi
Invito ad uno spettacolo
La compagnia dei geniattori propone oggi alle ore 16.00 uno spettacolo per bambini intitolato
“le Rose selvagge di San Giorgio” presso il Teatro S. Paolo in via Cupra 3