
VI dopo l’Epifania
(Is 56,1-8 – SAL 66(67) – Rm 7,14-25° – Lc 17,11-19)
La liturgia di questa Domenica è invito a comprendere il significato profondo dei segni compiuti da Gesù. Egli ci offre una salvezza che va ben oltre la guarigione fisica: è la fede che il miracolo di Gesù intende suscitare. <<La speranza, insieme alla fede e alla carità, forma il trittico delle “virtù teologali”, che esprimono l’essenza della vita cristiana. Abbiamo bisogno di “abbondare nella speranza”, per testimoniare in modo credibile e attraente la fede e l’amore che portiamo nel cuore; perché la fede sia gioiosa, la carità entusiasta; perché ognuno sia in grado di donare anche solo un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito, sapendo che, nello Spirito di Gesù, ciò può diventare per chi lo riceve un seme fecondo di speranza>> (Papa Francesco)
Da “L’anno giubilare della Chiesa” (G. Ravasi, Il significato del Giubileo, 2015)
Il titolo può creare qualche equivoco: noi, infatti, non vogliamo solo rimandare alla vicenda seco- lare che il Giubileo ha vissuto nella comunità ecclesiale, a partire dal i 3oo, quando Bonifacio VIII diede l’avvio alla prima celebrazione del Giubileo cristiano. Tuttavia, pur non avendo la possibilità di approfondire questa dimensione storica, avviamo una serie di considerazioni sintetiche che consideriamo interessanti e significative. Indicheremo soltanto alcuni percorsi e vedremo in seguito dove è possibile trovare la presenza del Giubileo nella Chiesa del Nuovo Testamento e questo sarà il nostro tema principale.
Il percorso storico
Tante persone sono in grado di ricostruire i Giubilei che hanno visto o che sono stati celebra- ti nell’arco della loro esistenza. Pochi possono ricordare nella loro infanzia il Giubileo del 1925 indetto da Pio XI, il quale introdusse poi un Giubileo straordinario, quello del 1933 per il 1900° anniversario della redenzione (sulla base della data simbolica del 33 d.C.). Personalmente, come molti altri, ho visto il Giubileo del 1950 con Pio XII, poi quello del 1975 con Paolo VI, quello straordinario del 1983 voluto da Giovanni Paolo Il per i 1950 anni dalla redenzione e quello del 2ooo, particolarmente importante perché ha celebrato i due millenni dalla venuta di Cristo nel mondo. Ora, nel 2015, è di scena il Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco.
I Giubilei sono numerosi per l’inserimento di quelli straordinari. La storia ha però come punto di riferimento quel 22 febbraio 1300, quando Bonifacio VIII emanò la bolla Antiquorum habet fida relatio. È una storia tormentata e affascinante. La struttura fondamentale del rito attuale rimanda all’anno santo del 1500, celebrato da un papa che, secondo la storia, non brillava certo per santità, cioè Alessandro VI Borgia. Le celebrazioni di apertura dell’anno santo, però, non sono rigide; ad esempio per l’anno santo del 2ooo ci sono state variazioni nel rito, secondo la sensibilità odierna. Si sono suonati corni africani per l’apertura della porta; c’erano i suoni più morbidi del koto o arpa orientale giapponese, profumi d’Oriente e ghirlande floreali intrecciate, per celebrare l’universalità di questo evento. Non si è usato più il martello d’argento per bussare alla porta santa. È mutata anche la modalità d’ingresso nella basilica, ma è stato mantenuto il canto del Salmo 118, che indica l’ingresso attraverso la porta giubilare, anche perché il testo biblico sembra supporre un atto processionale con l’ingresso nel tempio di Sion.
I simboli giubilari
La ritualità è costituita prevalentemente da simboli o segni. Pensiamo a che cosa significa la porta dal punto di vista biblico tradizionale. «Babilonia» letteralmente significa «la porta del dio» (bab-ilu) e la porta indicava il tempio (una sineddoche: la parte per il tutto). Quando Gesù davanti alla Porta delle pecore (uno degli ingressi al tempio di Gerusalemme) dice: «Io sono la porta delle pecore» (Gv 10), non indica soltanto di essere la via per raggiungere Dio, ma di essere il tempio vivente nel quale si celebra la liturgia vivente. Giovanni (1,14) dice: «Il Verbo pose la sua tenda [di carne] in mezzo a noi», alludendo alla tenda che custodiva l’arca dell’alleanza, il santuario mobile del deserto.
Altro simbolo è il pellegrinaggio. Come si è detto, la Bibbia è un libro di pellegrinaggi: verso Sion ma anche verso l’alto, l’infinito di Dio. Pensiamo, però, anche al significato del pellegrinaggio nelle culture secolari dei popoli: tutti i popoli hanno l’idea del movimento verso una meta sacra come una parabola per ritrovare le proprie sorgenti interiori. Il pellegrinaggio non ha nulla da spartire con il turismo, anche se alcuni elementi esteriori sono i medesimi.
Altri elementi li troviamo nell’ambito della liturgia (come l’uso dei salmi). Come si diceva, nella cerimonia di apertura del Giubileo si canta il salmo 118 (ebraico), versetti 19-20:
«Apritemi le porte della giustizia entrerò a render grazie al Signore.
È questa la porta del Signore, per essa entrano i giusti».
Si tratta di un salmo processionale, cioè da usare in una grande processione che contempla anche delle soste. Queste non sono soltanto momenti di riposo, sono luoghi nei quali si santifica la città. I riferimenti alle porte di Sion come città lasciano il posto alle «porte della giustizia», cioè alle «porte della salvezza», un vero e proprio simbolo spirituale. Si tratta, infatti, delle porte del tempio, le ultime porte che introducono alla salvezza, a un’area santa, a una specie di paradiso fertile e fecondo: di lì entrano i giusti, cioè i salvati.
Pensiamo al simbolo del tempio e, quindi, delle quattro basiliche e delle cattedrali, dei vari santuari indicati nelle singole diocesi. Sono luoghi santi nei quali il simbolo giubilare emerge disponibile a tutti, anche a coloro che non potranno incamminarsi verso Roma.
Pensiamo al simbolo della pietra. Gerusalemme ha tre pietre sacre fondamentali per le tre religioni monoteistiche: la pietra ribaltata del sepolcro di Cristo per i Cristiani, le pietre erodiane del muro del tempio di Salomone per gli ebrei, la pietra della cupola della roccia (moschea di Omar dalla cupola dorata) che ricopre la roccia dell’ascensione al cielo di Maometto il profeta. Tutte le grandi religioni partono da una pietra simbolica per andare oltre, verso l’alto.
Il tema del perdono e della misericordia è una delle insegne eccellenti del Giubileo. Il Giubileo ha tanti riti, ma è per sua natura «conversione»: questa è la vera misura della validità di un anno santo. La cristianità ha seminato la storia di male, di infedeltà al messaggio evangelico. È necessario domandare perdono per ottenere la comunione con Dio e affidarci alla sua misericordia per ottenere il dono della sua salvezza.
La Mostra sulla storia dei Giubilei sarà inaugurata sabato 15 febbraio ore 18,00 con la partecipazione del Prof. D. Zardin, curatore della mostra. La mostra rimarrà aperta fino a domenica 23 febbraio e sarà visitabile prenotandosi sull’apposito link nel sito della parrocchia S. Nicola in Dergano.
Martedì 25 febbraio, ore 21, il teologo don Alberto Cozzi terrà un incontro sul tema “Pellegrini di speranza”.
AVVISI
- CELIM ringrazia comunicando che domenica 9 febbraio hanno distribuito 130 pacchi di riso, raccogliendo € 785.
Con questo contributo saranno acquistati 1800 sacchi di mais per 600 famiglie in Zambia. - Domenica 16 febbraio, ore 15.30, celebriamo la Prima Confessione dei bambini di 4 elementare:
li accompagniamo con la preghiera nel loro cammino di amicizia con Gesù - Venerdì 21 febbraio ore 15.30, in sala Veronelli, si terrà la catechesi per adulti
- Mercoledì 5 marzo alle ore 12.30 siamo invitati al pranzo di carnevale presso il bar dell’oratorio, iscrizioni in segreteria.
- Martedì 11 marzo, ore 8,30, al cimitero di Bruzzano si procederà alla esumazione di Don Bruno De Biasio.
Alle 9,00 nella Cappella del Cimitero sarà celebrata una Santa Messa.
AIUTO ALLA PARROCCHIA
L’aiuto alla parrocchia può essere sostenuta con l’offerta domenicale o in questi altri modi:
Bonifico: Banca Intesa
IBAN IT87W0306909606100000066416
Satispay: cerca (tra i negozi virtuali) Parrocchia Dergano e dona.